Utilità pubblica per chi? Il caso del progetto minerario Vizcachitas, Putaendo
Il carattere estrattivista transnazionale dell economia cilena si è radicalizzato e approfondito dopo il colpo di Stato contro il governo di Salvador Allende nel 1973. La dittatura militare post-golpe è durata 17 anni, un periodo in cui sono state attuate una serie di iniziative politico-istituzionali ed economiche con l’obiettivo di "invertire i processi di nazionalizzazione in vari settori dell’industria e promuovere così un’economia di mercato".
di Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales - OLCA
Nel Belpaese siamo da tempo abituati a subire devastazioni ambientali e sociali nel nome della cd “pubblica utilità” o del cd “interesse nazionale” .
È un pretesto ben sperimentato, codificato all’interno di norme funzionali all’imposizione dell’interesse privato a spese di popolazioni e territori.
Per limitarci agli ultimi esempi potremmo citare le procedure di esproprio/ sgombero/ demolizione in atto per 62.316 metri quadri di edifici - ad uso abitativo e non - nel solo comune di Vicenza, per far posto al passaggio del TAV. ll tutto con procedura d’urgenza attivata grazie alla dichiarazione di "pubblica utilità" dell’infrastruttura.
Oppure potremmo citare l’imposizione alla città e al porto di Piombino – in nome "interesse nazionale" - di una nave di stoccaggio e rigassificazione del GNL. Un impianto inquinante, climalterante e pericoloso, soprattutto in tempi di guerra, quando le infrastrutture del gas possono diventare obiettivi sensibili, come dimostra il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico.
Non succede però solo da noi. Anche all’estero scempi e soprusi vengono perpetrati in nome di un superiore “interesse pubblico”.
In Cile, per esempio, l’attività mineraria gestita dai privati, foriera di disastri epocali, è considerata di “interesse pubblico”, in base alla Costituzione di Pinochet.
Il rapporto “Utilità privata, espropriazione pubblica”, di cui oggi proponiamo alcune parti, analizza in modo specifico il caso del progetto minerario per l’estrazione di rame e molibdeno di Vizcachitas (valle di Putaendo, regione di Valparaíso) la cui attuazione viene supportata dalla norma in base alla concezione costituzionale di pubblica utilità.
Traduzione: Marina Zenobio per Ecor.Network
1. Il contesto minerario ed energetico nazionale del paese dal punto di vista politico, economico, ambientale e sociale
Il carattere estrattivista transnazionale dell’economia cilena si è radicalizzato e approfondito dopo il colpo di Stato contro il governo di Salvador Allende nel 1973. La dittatura militare post-golpe è durata 17 anni, un periodo in cui sono state attuate una serie di iniziative politico-istituzionali ed economiche con l’obiettivo di "invertire i processi di nazionalizzazione in vari settori dell’industria e promuovere così un’economia di mercato". Per raggiungere questo scopo, l’influenza di un gruppo di economisti e professionisti formati alla scuola di Chicago, noti come Chicago boys, è stata decisiva" (Gutierrez, 2019: 266).
Non è un caso che il Cile sia attualmente il Paese con l’economia più aperta e deregolamentata dell’America Latina: 25 accordi commerciali con più di 64 paesi, che lo rendono il paese con il maggior numero di accordi firmati a livello mondiale (Oficina Económica y Comercial de España en Chile, 2016), il che ha fatto sì che l’economia si concentrasse principalmente nelle imprese transnazionali. Nel caso del settore minerario ciò è molto evidente, in quanto il Cile è attualmente il principale produttore di rame al mondo con una quota del 31% (2018) e, se si analizza la produzione in dettaglio, il 69% delle grandi miniere di rame del paese appartiene a società transnazionali (Cochilco, 2019)2 .
Il "laboratorio economico globale", in cui si è trasformato il Cile dopo la dittatura militare, ha consolidato un modello economico neoliberale sottoponendo la cittadinanza ad una terapia d’urto (Mondaca, 2013: 19), provocando un arretramento dello Stato e posizionando il mercato come entità regolatrice onnipotente dove la proprietà privata è diventata l’interesse pubblico che lo Stato deve garantire. In altre parole, questo nuovo modo di posizionare lo Stato ha riformulato completamente il significato dei concetti di pubblica utilità, interesse pubblico e interesse nazionale poiché, come sottolinea Gutiérrez, il neoliberismo imposto in Cile difende "la rilevanza dell’individuo prima di qualsiasi forma di espressione collettiva e, soprattutto. la sua centralità come homo oeconomicus. Stessa cosa per la nozione di libertà, intesa come assenza di impedimenti; la rilevanza del mercato come luogo principale e non regolamentato; il capitalismo come motore della storia e l’esistenza di uno Stato minimo (Garretón, 2012)" (Gutiérrez, 2019: 266).
Con la Costituzione del 1980, costruita nel bel mezzo della dittatura militare, sono stati stabiliti diritti o garanzie individuali, riferiti al Diritto di Proprietà, nell’articolo 19, dove si legge che lo Stato assicura che le persone abbiano la proprietà "su tutti i tipi di beni materiali e immateriali". Per quanto riguarda l’attività mineraria in particolare, nello stesso articolo, al n. 24, si legge che:
"Lo Stato ha il dominio assoluto, esclusivo, inalienabile e imprescrittibile su tutte le miniere (...) a prescindere dalla proprietà delle persone fisiche o giuridiche sulla terra nelle cui profondità si trovavano". (...) Spetta alla legge determinare quali delle sostanze di cui al comma precedente, ad eccezione degli idrocarburi liquidi o gassosi, possono essere oggetto di concessioni di prospezione o di sfruttamento. Tali concessioni saranno sempre costituite da un provvedimento giurisdizionale e determineranno la durata, conferiranno i diritti e imporranno gli obblighi espressi nella legge, che sarà di natura costituzionale organica. La concessione mineraria obbliga il padrone a sviluppare l’attività necessaria a soddisfare l’interesse pubblico che ne giustifica il rilascio. Il suo regime di tutela sarà stabilito da tale legge, mirerà direttamente o indirettamente a ottenere l’adempimento di tale obbligo e contemplerà causali di caducità in caso di inadempienza o di semplice estinzione della titolarità sulla concessione. In ogni caso, tali causali e i loro effetti devono essere stabiliti al momento del rilascio della concessione" (Articolo 19, n. 24, paragrafi 6 e 7).
Pertanto, il modo in cui la Costituzione stabilisce la proprietà privata nel settore minerario è attraverso la figura delle concessioni, che trasferiscono ai privati la responsabilità di soddisfare l’interesse pubblico che ne giustifica il rilascio 3. Ciò implica due cose:
1. Da un lato la Costituzione riconosce al paese la natura di interesse pubblico dell’attività mineraria.
2. Dall’altro che l’interesse pubblico deve essere garantito tramite l’esecuzione di un privato attraverso la nozione di concessione.
Tale nozione di concessione mineraria è stata ulteriormente sviluppata nel 1982 con la promulgazione della LOCCM (Ley Orgánica Constitucional sobre Concesiones Mineras ) e del Codice Minerario del 1983, legislazione tuttora in vigore a livello nazionale e che definisce il concetto di concessione totale.
Contrariamente a quanto molti pensavano, con la fine della dittatura militare di Augusto Pinochet questo corpo normativo e modello di privatizzazione dell’amministrazione dell’interesse pubblico non si è concluso ma, al contrario, è stato approfondito e consolidato fino ai giorni nostri. Ciò è dimostrato in molti modi: nel 1990, alla fine della dittatura, "la produzione privata di rame equivaleva a un quinto della produzione delle aziende pubbliche (CODELCO ed ENAMI) e partecipava con quasi il 17% alla produzione nazionale" (Folchi, 2003: 26).
Allo stesso modo, dall’avvento della "democrazia" si è consolidata l’idea secondo cui la pubblica utilità e la funzione sociale dell’attività mineraria nel paese debba essere svolta da imprese private come dimostra, ad esempio, la firma del trattato minerario tra Cile e Argentina, siglato nel 1997, attraverso il Decreto 2275, che recita:
"Riconoscendo che lo sviluppo dell’integrazione mineraria tra Cile e Argentina risponde a uno scopo che entrambe le Parti considerano di pubblica utilità e di interesse generale per la nazione, in conformità con i rispettivi ordinamenti giuridici (....). Cercando di assicurare lo sfruttamento congiunto delle risorse minerarie presenti nelle zone di confine dei territori di entrambe le Parti, promuovendo in particolare la creazione di imprese nazionali e società di entrambi i paesi e la facilitazione, attraverso la frontiera comune, del transito di attrezzature minerarie, di servizi e di personale adeguato; riconoscendo che l’esplorazione e lo sfruttamento delle riserve minerarie esistenti nelle zone di confine da parte di investitori di entrambe le Parti dovrà naturalmente espandere e diversificare efficacemente il processo di integrazione bilaterale (...)".
Questo trattato ha reso possibile un nuovo tipo di estrazione mineraria, proponendo l’apertura delle frontiere nazionali che fino ad allora "erano rigorosamente tutelate dagli Stati, per ragioni geopolitiche, migratorie, fiscali o di altro tipo" (OLCA, 2011: 7). Con questo trattato si permette lo sfruttamento del progetto minerario Pascua Lama, giustificandone l’operazione con la logica secondo cui è di pubblica utilità e nell’interesse della nazione permettere a una multinazionale come Barrick Gold, a capitale canadese con una lunga storia di violazione dei diritti umani e ambientali in diverse parti del mondo, di sfruttare un confine protetto a livello nazionale. Inoltre risultano allarmanti le condizioni in cui è stato costruito questo trattato e le pressioni esercitate dalle imprese transnazionali per la sua costituzione e approvazione:
"Il trattato è stato nei fatti il risultato di anni di pressioni da parte di alcune delle più grandi compagnie minerarie del mondo. Rio Grande, Barrick Gold, Flaconbridge, Tenke Mining hanno aperto uffici nazionali, sono entrati a far parte delle Camere Minerarie di ciascun paese e/o hanno dispiegato il loro apparato di lobbying. Inizialmente la pressione politica ha prodotto ’protocolli di facilitazione’ specifici, per ogni azienda, che hanno concesso privilegi e garanzie soprattutto a Barrick Gold e Falconbridge. Ma alla fine il trattato ha consegnato un quadro generale che apre la regione transfrontaliera a qualsiasi transnazionale mineraria" (Grain, 2007 in OLCA, 2011).
Questa visione neoliberista, stabilita nella magna carta del 1980 e consolidata nei vari strumenti sopra citati, rimane intatta, poiché lo Stato continua a credere che la crisi sanitaria, economica e sociale che il paese sta attraversando possa essere superata solo con un maggiore estrattivismo. Ciò si può vedere dall’alto numero di progetti che sono entrati nel SEIA (Sistema de Evaluación de Impacto Ambiental) tra marzo e maggio 2020 dato che, secondo uno studio di Lucio Cuenca di OLCA (2020)4, nonostante la crisi sociale e politica in corso dall’ottobre 2019 e la crisi sanitaria causata dal covid-19, gli investimenti sono quintuplicati e il numero di progetti estrattivisti nel paese è aumentato in modo significativo. Analizzando nel dettaglio le aree di investimento, è il settore minerario-energetico a registrare la maggiore concentrazione di progetti: il settore energetico rappresenta il 65% dei progetti presentati al SEIA (con 154 progetti), seguito dal settore immobiliare (23 progetti) e dal settore minerario con 15 progetti. L’OLCA conclude: "Al di là del fatto che abbiamo una istituzionalità ambientale debole e favorevole agli investimenti, gli imprenditori e le società proprietarie dei progetti, in alleanza con le massime autorità governative, intendono approfittare della situazione attuale per privare il SEIA della sua qualità di meccanismo di prevenzione degli impatti ambientali" (Cuenca, 2020: 6).
1.1 Violazione dei diritti umani
In Cile esiste una serie di problemi legati ai diritti umani che sono diventati visibili grazie all’azione permanente delle organizzazioni della società civile soprattutto relativi, tra gli altri ambiti, ai diritti delle donne, alla difesa dell’ambiente e delle popolazioni indigene, alla migrazione e alle condizione della popolazione migrante.
C’è un elemento che attraversa tutti gli ambiti sopra menzionati e ha a che fare con la distribuzione della ricchezza e il modello economico neoliberale in vigore a oltranza in Cile da tre decenni e che, per molti aspetti, viola i diritti umani. L’1% più ricco del paese concentra nelle sue mani reddito e ricchezza, come indicato nel rapporto "Desiguales":
"In Cile esiste una percezione di disparità di trattamento che rende complesso il punto di vista del benessere soggettivo. Il 41% della popolazione ha riferito di aver subito nell’ultimo anno maltrattamenti che vanno dall’essere prevaricati, all’essere guardati dall’alto in basso e all’essere trattati ingiustamente. Sono le tre principali ragioni di discriminazione in Cile legate alla classe sociale (43%), all’essere donna (41%) e al luogo in cui si vive (28%), (PNUD, 2017, p. 26)" (Aceitunos, 2017: 166).
A partire dal 18 ottobre 2019 (18-O), questo modello di profonda disuguaglianza è stato smascherato davanti a tutta la società che ha iniziato a reclamare i diritti fondamentali che in Cile non sono rispettati né soddisfatti. In questo senso, non è un caso che la parola "Dignità" sia diventata uno dei principali slogan di rivendicazione, attraverso frasi come "Finché la Dignità non diventerà una consuetudine".
Tuttavia, la protesta sociale iniziata il 18-O ha comportato una risposta di violenza sistematica da parte dello Stato, tradotta in una violazione sistematica dei diritti umani, lasciando a gennaio 2020 cifre assolutamente preoccupanti: 31 morti e 5.558 persone che affermano di aver subito una violazione dei diritti umani. In tal contesto una delle dimostrazioni più violente da parte della polizia è il ferimento agli occhi dei e delle manifestanti, causato dall’azione negligente di armi da fuoco e altri proiettili al di fuori del protocollo, per un totale di 460 persone colpite, di queste 35 hanno perso completamente la vista, mentre 425 hanno riportato conseguenti lesioni o traumi agli occhi. (INDH, 2020: 24).
Nei quattro mesi successivi al 18-O, quattro rapporti internazionali sulle violazioni dei diritti umani in Cile sono stati prodotti dalle seguenti istituzioni: Amnesty International, Human Rights Watch (HRW), Commissione interamericana per i diritti umani (CIDH) e Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani (ACNUDH).
"Secondo detti rapporti, queste gravi violazioni, crimini e abusi non sono eventi isolati o eccessi individuali. Al contrario, sono "generalizzati" (Amnesty) o massivi, di natura ripetitiva (CIDH), che coinvolgono "migliaia di persone" (HRW) e "ripetuti nel tempo, nello spazio e rispetto a chi sono i presunti autori e le vittime" (ACNUDH)" (Arellano et al., 2019). Inoltre, questi quattro rapporti riconoscono che le Forze Armate, in particolare i Carabineros, hanno commesso gravi violazioni dei diritti umani contro i manifestanti, sia nelle strade che durante gli arresti (Ibidem).
1.1.1 Diritti umani e ambiente
Secondo il registro tenuto dall’Istituto nazionale dei diritti umani, in Cile ci sono 128 conflitti socio-ambientali. Di questi, 71 sono conflitti attivi, 33 sono latenti e 24 sono chiusi. Il 65% di questi conflitti è prodotto dal settore minerario-energetico.
Analizzando le principali cause dei conflitti, il 51,3% di questi è dovuto agli impatti dell’esplorazione e/o dello sfruttamento dei progetti estrattivi; il 34% è dovuto al rumore e alle emissioni; l’11,5% è dovuto all’uso e/o alla contaminazione delle risorse naturali. Inoltre il 32% del numero totale di conflitti è localizzato in territorio indigeno e quasi un terzo dei conflitti (24%) colpisce il quintile più povero del Paese.
Nell’ambito di questi conflitti socio-ambientali, i principali diritti violati sono:
Il 79% dei conflitti riporta la violazione del diritto a vivere in un ambiente libero dall’inquinamento.
Il 45% dei conflitti riporta una violazione del diritto alla salute fisica e mentale.
Il 44% dei conflitti riporta la violazione del diritto all’acqua.
La criminalizzazione della protesta sociale in Cile prodotta dei progetti minerari ed energetici è una realtà purtroppo in crescita, che si è intensificata negli ultimi anni. Secondo l’ultimo rapporto di Global Witness, "Nemici dello Stato?" (2019), il Cile figura nell’elenco dei paesi che, per quell’anno, hanno registrato due decessi tra i difensori della terra e dell’ambiente.
Attualmente sono in corso due indagini sulla morte di difensori della terra e della natura:
Macarena Valdés, conosciuta come "La Negra", morta il 26 agosto 2016 nel contesto di un conflitto in territorio mapuche contro l’installazione di una centrale elettrica da parte della società RP Global. Inizialmente il caso era stato presentato come un suicidio, ma la famiglia ha rifiutato questa ipotesi e le prove dimostrano che Macarena è morta prima di essere impiccata. Il caso non è ancora stato risolto e la famiglia chiede giustizia per Macarena.
Camilo Catrillanca, assassinato dalle forze di polizia dello Stato, è morto il 14 novembre 2018 nella comunità mapuche di Temucuicui, dopo l’uso di armi da fuoco da parte dei carabineros in un contesto totalmente ingiustificato. Il caso è attualmente all’esame del Tribunale Penale Orale di Angol e riguarda sette carabineros e un avvocato di questa istituzione, perseguiti per i reati di omicidio consumato, tentato omicidio, coercizione illecita e prevaricazione.
1.2 Impunità e accesso alla giustizia
I casi di ingiustizia socio-ambientale sono numerosi nel paese; ne è prova l’elevato numero (128 contati dall’INDH) registrato negli ultimi anni, numeri che evidenziano la profonda disuguaglianza generata dal modello estrattivista neoliberale cileno poiché, come sottolinea un’indagine dei ricercatori dell’OLCA, "la cattiva distribuzione dei costi e dei benefici del modello economico imposto in Cile ha portato le popolazioni e le comunità colpite dall’attività mineraria a organizzarsi per costruire e partecipare a movimenti socio-ambientali" (Escalona et al, 2011: 9).
In tal senso i conflitti a carattere socio-ambientale rivelano un’iniqua distribuzione dei costi ambientali all’interno della società e la invisibilizzazione da parte del sistema delle diverse identità territoriali; denunciano inoltre la mancanza di accesso alle istanze pubbliche e di partecipazione ai processi decisionali che riguardano direttamente le comunità (Hervé, 2010). È in questo contesto di forte conflitto e di rivendicazioni da parte della cittadinanza che le comunità colpite dall’estrattivismo minerario ed energetico avvertono la disuguaglianza e si confrontano con un sistema politico e giuridico adattato alle esigenze del modello.
Tuttavia, la grande pressione per l’attenzione all’ambiente da parte delle comunità e di varie organizzazioni che a sua volta ha fatto breccia nell’interesse del grande pubblico durante il primo decennio del XXI secolo in Cile, così come l’incorporazione del Cile nell’OCSE, ha fatto sì che lo Stato riformasse le istituzioni ambientali attraverso la legge n. 20.417 del 2010, con una serie di modifiche alla Legge sulle basi generali dell’ambiente, n. 19.300 del 1994.
Pertanto, l’accesso alla giustizia ambientale in Cile è attualmente regolato dalle tre istituzioni create dalla Legge 20.417: il Ministero dell’Ambiente5 (MMA), la Sovrintendenza all’Ambiente6 (SMA) che ha un ruolo di vigilanza, e il Servizio di Valutazione Ambientale7 (SEA).
La funzione principale del SEA è quella di tecnicizzare e amministrare lo strumento di gestione ambientale noto come "Sistema di Valutazione di Impatto Ambientale" (SEIA), uno strumento che mira a gestire la valutazione ambientale dei progetti uniformando criteri, requisiti, condizioni, informazioni di base, procedure, certificati, requisiti tecnici e altre procedure ambientali stabilite dai ministeri o da altri organismi statali abilitati a farlo (SEA).
La valutazione dell’impatto ambientale ha due percorsi principali. Il primo è la Dichiarazione di Impatto Ambientale (DIA) e l’altro è lo Studio di Impatto Ambientale (EIA). Secondo l’articolo 11 della legge 19.300, i progetti o le attività devono realizzare un EIA se presentano almeno uno dei seguenti effetti: rischi per la salute della popolazione; effetti negativi significativi sulla quantità e qualità delle risorse naturali rinnovabili; reinsediamento di comunità umane o alterazione significativa dei sistemi di vita e dei costumi dei gruppi umani; localizzazione all’interno o in prossimità di popolazioni, risorse e aree protette; alterazione di monumenti, siti di valore antropologico, archeologico, storico e, in generale, appartenenti al patrimonio culturale.
Se non è presente nessuno di questi effetti o circostanze, deve essere realizzata una DIA che - a differenza dello EIA - non prevede la partecipazione dei cittadini. In entrambe le situazioni è responsabilità del titolare del progetto portare a termine questi procedimenti e dimostrare la conformità alle normative ambientali applicabili. Spetta all’autorità competente verificare e certificare la conformità.
Due anni dopo, con la legge 20.600 del 2012, sono stati creati i Tribunali ambientali 8
In particolare le competenze di questa istituzione sono stabilite nell’articolo 17 della legge, dove si evidenzia principalmente che il Tribunale è competente per:
Denunce di illegittimità di alcuni atti amministrativi e norme emanati dal Ministero dell’Ambiente, dalla Soprintendenza all’Ambiente, dal Servizio di Valutazione Ambientale, dal Comitato dei Ministri e da altri organi statali con competenza ambientale.
Richieste di risarcimento per danno ambientale.
Richieste di autorizzazione preventiva o di revisione in Consulta relative a misure temporanee, sospensioni e alcune sanzioni applicate dalla Soprintendenza all’Ambiente.
Tuttavia, secondo uno studio della Fundación Espacio Público (2017), questa riforma istituzionale non ha generato cambiamenti fondamentali nel quadro normativo degli strumenti di gestione ambientale, né per quanto riguarda la partecipazione dei cittadini, e il SEIA (Sistema di Valutazione di Impatto Ambientale) continua ad essere come "la spina dorsale della regolamentazione cilena in materia di ambiente" (Cordero, et.al, 2017: 17). Così come l’accesso alla giustizia ambientale, sia nella SMA (Sovrintendenza all’Ambiente) che nei Tribunali ambientali è diverso, poiché mentre in prima istanza la partecipazione è di natura ampia, nei tribunali la rivendicazione è limitata in quanto stabilisce per legge chi può reclamare e in base a quali motivi.
Per quanto riguarda l’accesso alla giustizia e la possibilità di portare avanti un’azione legale, questo è di per sé asimmetrico, in quanto la consulenza tecnica non è garantita e dipende dalle risorse economiche a disposizione delle parti; lo stesso vale per le consulenze tecniche, in quanto la complessità dei problemi ambientali va oltre l’ambito puramente giuridico.
Questa disuguaglianza si osserva soprattutto nel fatto che chi accede maggiormente a queste istanze sono i proprietari dei progetti "che protestano contro le decisioni prese dalla SMA e che, considerando tutte le istanze di contenzioso, sono quelli che ottengono i risultati migliori". (Ibidem.: 70).
Un’altra delle caratteristiche fondamentali dell’impunità che le comunità minacciate dall’estrattivismo devono affrontare ha a che fare con la risposta reattiva delle istituzioni ambientali, che lasciano i territori completamente privi di protezione poiché agiscono principalmente quando il danno è già stato fatto; in altre parole, il principio di prevenzione non opera sotto l’egida di queste istituzioni. Ci sono molti esempi che lo dimostrano nella storia ambientale del Cile, e il caso del progetto Vizcachitas non è un’eccezione ma, piuttosto, un chiaro esempio di tutto questo.
Video-Presentazione del rapporto ¿Utilidad Pública para quién? El caso de Minera Vizcachitas en Putaendo", in cui si tratta del concetto di #PublicUtility, dell’estrattivismo minerario e del processo costituente cileno.
Partecipano:
- Dora Lucy Arias, avvocato e coordinatrice del Rapporto Regionale, Gruppo di Pubblica Utilità in America Latina, Colombia.
- Alejandro Valdes López, membro di Putaendo Resiste
- Tania Muñoz Cuevas, antropologa e ricercatrice OLCA
Moderatore: Lucio Cuenca Berger, Direttore dell’OLCA.
Informe Nacional: ¿Utilidad Pública para quién?: Utilidad Pública y Conceptos Análogos Relacionados con Actividades Minero-energéticas. El caso de Minera Vizcachitas en Putaendo
Observatorio Latinoamericano de Conflictos Ambientales - OLCA
Santiago de Chile, Enero 2022 – 73 pp.
Download:
Note:
2 Calcolo proprio, basato sui dati forniti da Cochilco. Informazioni di base disponibili su: https://www.cochilco.cl/Lists/Anuario/Attachments/20/AE2019avance.pdf
3 Nella sezione 2 di questo rapporto approfondiremo il provvedimento della concessione e tutto ciò che essa rappresenta per il sistema minerario del Paese.
5 Il Ministero dell’ambiente (MMA) è responsabile dello sviluppo e dell’applicazione di vari strumenti di gestione ambientale in termini normativi, di protezione delle risorse naturali, educazione ambientale, controllo dell’inquinamento e altre materie. I suoi ruoli sono determinati dall’articolo 70 della Legge 20.417 e sono principalmente politici: vigilare e generare diverse politiche, piani, programmi e regolamenti che promuovano la cura e il rispetto dell’ambiente.
6 La Sovrintendenza all’Ambiente (SMA) è un servizio pubblico decentrato, dotato di personalità giuridica e di un proprio patrimonio, regolato dal Presidente della Repubblica attraverso il Ministero dell’Ambiente e le cui cariche dirigenziali sono ricoperte secondo il sistema dell’Alta Dirección Pública. Nel contesto dell’attuale quadro istituzionale ambientale cileno, la Sovrintendenza all’Ambiente ha un ruolo di supervisione e sanzione sugli strumenti di gestione ambientale in vigore nel paese (Legge 19.300): delibere di qualificazione (RCA), standard di emissione, standard di qualità e piani di prevenzione e/o decontaminazione ambientale, tra gli altri.
7 Il Servizio di Valutazione Ambientale (SEA) è stato istituito con la Legge 20.417. La sua funzione principale è quella di tecnicizzare e amministrare lo strumento di gestione ambientale noto come "Sistema di valutazione dell’impatto ambientale" (SEIA). Questo Servizio ha la funzione di unifromare i criteri, i requisiti, le condizioni, le informazioni di base, i certificati, le formalità, le richieste tecniche e le procedure di natura ambientale stabilite dai ministeri e da altri organi statali competenti, stabilendo, tra l’altro, guide alle procedure.
8 È stata stabilita la costituzione di tre tribunali ambientali geograficamente distribuiti: Primero Tribunal Ambiental, con sede nel comune di Antofagasta e giurisdizione nella macrozona nord del Paese (regioni di Arica e Parinacota, Tarapacá, Antofagasta, Atacama e Coquimbo); Segundo Tribunal Ambiental, con sede a Santiago e giurisdizione nella macrozona centrale (regioni di Valparaíso, Metropolitana, Libertador General Bernardo O’Higgins e Maule) e Tercer Tribunal Ambiental, con sede a Valdivia e giurisdizione nella macrozona meridionale (regioni di Biobío, La Araucanía, Los Ríos, Los Lagos, Aysén del General Carlos Ibáñez del Campo e Magallanes y La Antártica Chilena).
Il Tribunale è un organo giurisdizionale speciale, autonomo e indipendente, la cui funzione è quella di risolvere le controversie ambientali di sua competenza e di occuparsi di altre questioni che la legge sottopone alla sua conoscenza.